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Ho avuto la fortuna ieri di incontrare il nostro Libero Marino che mi ha omaggiato di una copia del suo libro. Una chiacchierata gradevole dalla quale ho percepito la grande passione che è stata messa nel comporre quest'opera nella quale si possono ritrovare delle interviste sul mondo del calcio mai banali che evidenziano l'approccio professionale nel quale l'intervistato non risponde a semplici domande, ma si racconta come fosse davanti a degli amici. 

Ci sono libri che nascono così, su due piedi. A tu per tu – Interviste sul calcio (Cassino, MondostudioEdizioni, 2024), per esempio, è uno di quelli. Come ci informa la postfazione di Tommaso Di Brango, infatti, quest’opera prima di Libero Marino ha visto la luce tra le chiacchiere scambiate durante le loro lunghe passeggiate estive. Una di quelle cose che, per intenderci, fanno capolino tra un “Quella volta che intervistai Dino Zoff…” e un “Ma perché non ci fai un libro, con tutte le interviste che hai fatto?”. Su due piedi, insomma: come il gioco del calcio.

Ma si sa: non di soli piedi vive il nostro amato football. Ci sono, per esempio, anche le mani del summenzionato Zoff, primo degli intervistati nonché ideale “nume tutelare” di un libro che ha impreziosito con una bella nota introduttiva; e c’è la fantasia dell’intervistato numero due, ovvero quell’inimitabile Gianni Rivera che il calcio nostrano, oggi, vorrebbe rivedere anche in formato bonsai. “I miti del calcio”, li chiama Libero Marino, e in effetti ha ragione: perché oltre che di piedi, di mani e di fantasia, il football ha bisogno di vite come le loro, capaci di collocarsi al punto d’incontro tra realtà e immaginazione, tra storia e leggenda.

Un po' come la Lazio “corsara” e “letteraria” di Tommaso Maestrelli, del cui scudetto ricorre il cinquantesimo anniversario e alla cui memoria è dedicata un’intera sezione di A tu per tu (“I ragazzi del ’74”). Qui sono Oddi, Petrelli, Garlaschelli e D’Amico a prendere la parola, dando voce a un tricolore conquistato col gioco frizzante appreso dagli olandesi in un’Italia grigia, funestata dagli anni di piombo e dalle contrapposizioni ideologiche. Quel che ne viene fuori è una piccola epopea biancoceleste: il ricordo di una squadra folle e creativa che probabilmente non aveva il potenziale tecnico di quella che conquistò lo scudetto nel 2000 ma, in compenso, sprizzava poesia da tutti i pori. Ogni mito che si rispetti, però, ha bisogno dei suoi cantori.

Così, come l’Iliade e l’Odissea hanno avuto il loro Omero – chiunque egli fosse realmente –, così il calcio si affida a voci e penne raffinate che ne trasformano il sudore in racconto. Sono gli “Aedi dello sport”, a cui Marino dedica la terza sezione del libro: da Riccardo Cucchi a Roberto Mercaldo, da Francesco Repice a Vincenzo Cerracchio, passando per Giorgio Porrà, Federico Buffa, Furio Focolari, Massimo Raffaeli, Darwin Pastorin – peraltro autore della prefazione – e Roberto Beccantini. Sullo sfondo, in questa sezione, si percepiscono, ovviamente, le ombre di figure come Gianni Brera e Sandro Ciotti. Tuttavia, come a più riprese emerge nelle interviste di Marino, la narrazione – orale o scritta – del giornalista sportivo si confronta anche con la tradizione letteraria, cercando sempre di restare in equilibrio tra resoconto oggettivo e illuminazione creativa.

Stefano Andreotti e Daniele Tosatti, poi, figurano tra i “Tifosi doc”: quegli appassionati che il grande calcio lo guardano da bordocampo o dagli spalti, aspettandosi dallo sport quel pizzico di sogno che la vita, spesso, non sa regalare. D’altronde, da osservatore romanticamente partecipe quale è, Libero Marino sa bene che anche il football, oggi, sembra essere sempre più business e sempre meno mito – e del resto è lo stesso Darwin Pastorin, nella summenzionata prefazione, a dire che oggi “il marketing ha sostituito il dribbling”. Così, quasi nel tentativo di recuperare quella dimensione di sogno che il professionismo odierno pare aver smarrito, l’ultima sezione del libro è dedicata alla “Provincia in Paradiso”, ovvero a quattro rappresentanti – Giuliano Giannichedda, Claudio Di Pucchio, Roberto Di Nicola e Giacomo Mazzaroppi – di un mondo in cui l’odore dei soldi non ha sostituito quello del campo da gioco. Un campo che, si spera, un giorno, liberato dai manager e dai contratti milionari, verrà nuovamente calcato dai piedi di quei bambini che – Borges insegna –, prendendo a calci qualcosa per strada, fanno, ogni volta, ricominciare la storia del football.

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