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Al microfoni de “Il Tempo” è intervenuto il difensore della Lazio Luca Pellegrini che ha parlato di questo inizio di stagione della squadra biancoceleste.

Il segreto di questo inizio di stagione?

Forse dovreste chiederlo al mister. Stiamo lavorando bene, così come abbiamo fatto bene in ritiro. La cosa che ci dà forza è un po’ di entusiasmo, dobbiamo essere bravi a non oltrepassare la linea che divide entusiasmo e presunzione.

Un limite di questa squadra?

In realtà di limiti ne abbiamo tanti, siamo una squadra giovane, dobbiamo puntare a migliorare. Sappiamo comunque nasconderli. All’inizio dell’anno tante parole sono state spese, della Lazio non ne parlava nessuno. Ma a noi piace così, non vogliamo stare in questa orbita, le pressioni le lasciamo agli altri.

La classifica

Finora è stato un campionato bello, sei squadre in due punti. La Serie A è molto competitiva, seconda solo alla Premier. Il calcio si sta modernizzando, anche una squadra cosiddetta piccola non ti regala niente.

Baroni

Il mister è stato bravo, è una persona intelligente e molto empatica, ha le qualità per fare bene con una squadra come la nostra. Come gruppo noi siamo sempre stati forti e coesi, il mister però ci ha dato una grande mano. Un allenatore bravo è quello che capisce le qualità del gruppo a disposizione.

Squadra a trazione offensiva?

Mi piace questa idea, ho fatto una scuola importante prima con Allegri, poi con l’Eintracht e con Sarri. Questa è la filosofia che mi piace di più, si attacca e si difende insieme.

Il grande pregio di questa squadra

La cosa bella è che non c’è differenza tra chi gioca 5 minuti e chi ne gioca 90, l’impatto è lo stesso. Questo è il pregio più grande, poi certo è più contento chi gioca 38 partite di chi magari ne gioca 5.

Obiettivo personale

Quando hai davanti uno come Tavares, che penso sia il miglior terzino sinistro d’Europa per rendimento, e non parlo di statistiche. Bisogna guardare il dato oggettivo e mettersi nei panni dell’allenatore. Quello che posso fare è allenarmi al massimo e farmi trovare pronto.

Cosa è cambiato nello spogliatoio?

Vincere aiuta vincere, questo me lo hanno insegnato alla Juventus. La cosa che non deve mai mancare è la fame, come quando ho fatto quella scivolata contro il Porto. Bisogna lottare su ogni pallone. Io muoio per te e tu muori per me, l’esempio è Pedrito che nelle ultime partite ha corso come un ventenne.

Giocare nella Lazio?

La Lazio non è una cosa personale, la Lazio è mia ma anche di altre centinaia di migliaia di persone. Più condividi più è esponenziale, non solo con i tifosi ma anche con i compagni.

Rovella diventato laziale?

Si è calato subito dentro all’entusiasmo travolgente della piazza. Un po’ di merito è anche mio, i primi giorni che è venuto a Roma stavamo sempre insieme. Abbiamo fatto un po’ di scuola di tifo, gli ho fatto vedere i video delle partite che sono entrate nella storia della Lazio. Ma non solo grazie a me, anche grazie ad altre persone che ha conosciuto è diventato un Ultras in campo.


 


 

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