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Dalle pagine della Gazzetta dello Sport ha parlato Massimo Maestrelli in occasione del 50° anniversario del primo Scudetto della Lazio. Il figlio del grande Tommaso che fu il demiurgo dell'impresa sfiorata già l'anno precedente ha svelato alcuni retroscena di quella squadra.

Una famiglia che si ritrova

Noi tutti ci vediamo spesso almeno una volta al mese, anche ci vive al nord ci raggiunge. Cinquant'anni fa era una famiglia più burrascosa con i due clan: Chinaglia-Wilson da un lato; Re Cecconi-Martini dall'altro.

Come faceva suo padre a farli remare tutti dalla stessa parte?

L'intuizione fu quella di assecondare la rivalità e fu la fortuna di quella Lazio.

La modernità di quella Lazio colpisce ancora, anche se spesso è un aspetto che non viene ricordato

Le tragedie successive non aiutarono, ma il 4-3-3 lo inventò mio padre con Garlaschelli e D'amico larghi e Chinaglia punta centrale.

Chinaglia era sempre a casa vostra, lei e suo fratello eravate gelosi? 

Assolutamente no, lo vedevamo come un fratello maggiore.

Lei e suo fratello eravate le mascotte della squadra

Si, c'era un rapporto speciale con Re Cecconi e D'Amico, Vincenzo era quello che giocava più volentieri con noi. Nostro padre ci faceva rimanere alle riunioni con la squadra e per scaramanzia ormai tutti volevano che ci fossimo sempre, una volta ci vennero anche a cercare.

Quella Lazio è stata d'ispirazione per libri e molto altro, ma non è finita giusto?

A ottobre uscirà il film sulla vita del babbo, io sarò la voce narrante, i registi sono Manni e Cordio.

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