header logo

EDIRTORIALE - La morte di Carlo Mazzone è un brutto colpo per chi come me ha primi ricordi legati al calcio da metà degli anni 80' ed ha vissuto nella sua giovinezza il calcio degli anni 90'. Se c'era in quel periodo un uomo prima che un allenatore trasversale cui era impossibile non nutrire un sentimenti di simpatia è proprio il "Sor Carletto". Romano e romanista di quelli veri e non per slogan come sono passati spesso da queste latitudini ha sempre incarnato nel suo modo di esprimersi quella romanità schietta e sincera che a volte trascendeva nel comico. In un mondo senza social è stato uno dei pochi a far si che le sue gesta in campo e soprattutto le sue frasi siano ancora scolpite nella mente di chi le ha ascoltate anche solo per una volta. La sua veracità nell'interpretare il ruolo di allenatore in panchina a volte è trascesa in comportamenti poco consoni e lui per giustificarsi una volta disse "io ho un fratello gemello che arriva a mezzogiorno della domenica e prende il posto mio. Me dice: “Tu giovanotto hai fatto quello che dovevi fare in settimana, adesso in panchina ci vado io perché io ho un’altra carica”. Io gli lascio il posto, ma lui ogni tanto me fa casini". Una narrativa che ancora oggi fa sorridere come quando a chi gli diceva “Mazzone è il Trapattoni dei poveri”. Rispondevo: “Amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi".

Ai tifosi della Lazio però il ricordo di Carlo Mazzone non può che rievocare quel 14 maggio del 2000 quando il tecnico romano nonostante la gara per il suo Perugia non avesse significati sportivi onorò il campionato e sotto un nubifragio portò a casa una vittoria che consegnò il secondo storico Scudetto alla Lazio. Il ricordo di Marco Materazzi che era un giocò quella gara con il club umbro ci racconta dell'uomo Carlo Mazzone prima che del tecnico. ”Tutta la settimana preparò quella gara come se fosse una finale. Non voleva dare adito alle chiacchiere di un romanista intento a regalare la partita alla Juventus per non far vincere lo scudetto alla Lazio. Anche prima della gara caricò tutta la squadra: in quel momento capimmo il valore di quella sfida per lui e infatti corremmo e giocammo una grande partita”. Questo gesto gli è sempre valso il rispetto della sponda biancoceleste del Tevere che lo ha sempre visto come un tifoso appassionato e innamorato della sua Roma, ma al tempo stesso uomo d'un pezzo che non è mai sceso a compromessi per farsi piacere. L'odio sportivo era un sentimento che difficilmente si poteva provare quando dall'altra parte c'era come rivale Carlo Mazzone di cui ricordiamo con dolore, ma anche con una1 certa ammirazione la corsa sfrenata verso la Curva Sud dell'8 novembre 2012 quando con la sua "Rometta" sconfisse per 3-0 la Lazio di Zeman. Corsa che fu vera, sentita, veemente come quando andò a muso duro contro i tifosi dell'Atalanta rei di aver insultato la sua amatissima mamma. Altri tempi altri derby altri uomini altri avversari, ma con Carlo Mazzoni non siamo stati mai nemici!!!

Buon viaggio Carletto e per sempre grazie...

Lazio, 29 agosto 1998 la prima Supercoppa Italiana: il ricordo della società
Morte Carlo Mazzone: Il cordoglio della Lazio - IL COMUNICATO