EDITORIALE - Cara A.S. Roma il silenzio ti rende complice: "Siamo tutti Vincenzo Paparelli"
Siamo di fronte ad una storia italiana tanto squallida quanto inaccettabile. Arriva il giorno del 44esimo anniversario dell'omicidio di Vincenzo Paparelli e subito dopo alcuni omuncoli giallorossi si prendono il diritto di vomitare la loro atavica frustrazione offendendo la sua memoria. Dai social ai muri della città la famiglia vive con l'incubo di doversi trovare di fronte ad offese alla memoria di un padre troppo presto strappato all'affetto dei suoi cari. La storia ormai la conosciamo tutti ed ogni volta che riascoltiamo le ricostruzioni di quella giornata vengono i brividi a coloro che l'hanno vissuta ed anche a quelli come me che ne hanno solo sentito parlare.
L'amore, la tenacia ed il grande orgoglio del figlio Gabriele che da anni si batte contro questo vergognoso stillicidio di offese e volgarità devono dare il là ad una serie di provvedimenti sia a livello legale ma soprattutto sociale, tesi a punire i responsabili. Non è accettabile al giorno d'oggi che attraverso una tastiera o con la vernice si possa diffamare la memoria un uomo, di un tifoso, ma soprattutto di un marito e di un padre. L'ennesime scritte apparse sui muri della città sono sintomo del fatto che all'interno dell'ambiente giallorosso c'è una diffusa mancata percezione dell'accaduto unito alla quasi certezza di impunibilità.
Non è accettabile che tutti gli organi dello Stato e dello sport si affrettino a riempirsi la bocca con campagne contro tutti i tipi di violenza e discriminazione, rimanendo però colposamente immobili quando si tratta di tutelare la dignità e la memoria di un uomo perbene e di una famiglia che ancora soffre per quel crimine vergognoso.
A.S. Roma il silenzio ti rende complice
Non è concepibile, inoltre, che l'A.S. Roma non abbia mai preso una posizione sulla vicenda facendo finta che coloro che si macchina di gesti così vili non lo facciano per questioni attinenti la rivalità sportiva. Cosa dobbiamo pensare allora di tutte quelle battaglie portate avanti con grandi trionfalismi che tessono le lodi di una comunicazione innovativa e vicina alle esigenze della società? Sarebbe orribile che questa battaglia di civiltà non sia nelle loro corde perchè potrebbe ledere le casse, ma sappiamo tutti che al giorno d'oggi i denari sono sempre più importanti della dignità. E' necessario, inoltre, che anche la giustizia faccia uno scatto di civiltà ed una volta per tutte punisca con pene esemplari coloro che si arrogano il diritto di violare l'intimità di una famiglia straziata dal dolore. Cara A.S. Roma il silenzio su questa vicenda ti rende complice in maniera implicita di un comportamento becere, deprecabile dalla moralità infima. Un silenzio che diventa assordante quando il figlio Gabriele per l'ennesima volta chiede che la società giallorossa prenda una posizione netta nei confronti di questi “romanistoni” che magari sono gli stessi che cantano l'inno ad inizio gara per sentirsi fighi alle telecamere di DAZN.
Siamo tutti Vincenzo Paparelli
Non serviranno di certo queste parole ad alleviare le sofferenze di Gabriele e di tutti i suoi cari, ma è opportuno ribadire oggi più che mai al di là dei colori di appartenenza che SIAMO TUTTI VINCENZO PAPARELLI!!!