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Dalle frequenze di Radio Laziale è intervenuto l'ex centrocampista della Lazio Gaby Mudingay che ha parlato della squadra di Baroni e di qualche aneddoto di quando vestiva la maglia biancoceleste.

La Lazio di Baroni

Ci vuole tempo per la squadra, soprattutto perché l’allenatore è cambiato. Ho fatto 3 anni. Se bisogna pensare al positivo, io credo che la Lazio abbia veramente ottimi giocatori e lasciarli lavorare, come l’allenatore che è molto bravo. Fanno bene i tifosi a isolare la squadra, i problemi ci sono stati sempre con il presidente ma conta solo la Lazio. Credo che ai giocatori che abbiano questa fortuna posso consigliare  solo di sudare per la maglia. Quando sono arrivato alla Lazio ho visto subito l’amore dei tifosi per questa maglia, è una piazza importante, bisogna dare il massimo. Non voglio dire che non ci sia un giocatore che non dia l’anima come la davo io, ma le caratteristiche non le vedo.

Pochi leader carismatici? 

Quando giocavo io ce n’erano tantissimi, c’erano leader ovunque, Peruzzi in porta, Oddo in difesa, Di Canio davanti, Dabo. Grandi giocatori di personalità.

Nessun tifoso non si ricorda dei tuoi piedi? 

Io ero un giocatore molto semplice, dovevo avere accanto uno che faceva il gioco e io dovevo recuperare il pallone o dare carica. Non facevo palla lunga, ma erano tanti i palloni che perdevo perché giocavo semplice. Sapevo che recuperare il pallone, dare la carica alla squadra era importante e cercavo di lavorare su questo. La palla filtrante la lasciavo ad altri. Allo stadio avevo un coro per me, non pensavo che il tifoso laziale avesse così tanto affetto per me. Se pensavo di fare il Pirlo di turno duravo un giorno. Hanno sempre visto la mia maglia sudata, recuperare 100.000 palloni e venivo ricordato su quello.

Tiro in Bologna-Lazio? 

Essendo che non facevo gol, era il gol più triste contro la Lazio, ero proprio incazzato, nello spogliatoio me lo chiedevano e io dicevo “proprio contro la Lazio dovevo segnare, se segnavo contro la Roma era una festa continua

Episodio da ridere? 

L’ha raccontato anche Di Canio, quella del cane. Era il mio primo derby, Di Canio ha organizzato una cena a casa sua. Loro sapevano che io avessi paura dei cani e Paolo ha un Rottweiler, entrando c’era Berami, Tare, Pandev, il cane ha iniziato ad abbagliare. Paolo sapeva che avessi paura dei cani, è passato da dietro e mi ha preso il polpaccio abbaiando facendo finta che fosse un cane. Allora ho alzato la gamba e mi sono stirato perché sono saltato. Poi l’abbiamo raccontato al mister del fatto che mi fossi stirato ma era successo alla cena.

 


 

 

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