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EDITORIALE - Sembrava una tranquilla domenica d'agosto con la maggior parte degli italiani che si rilassavano tra mare e montagna ed invece in un batter d'occhio ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una bufera calcistica della quale non sappiamo ancora ad oggi le ragioni. Roberto Mancini ha deciso di dimettersi dall'incarico di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Una decisione inattesa visto che solo qualche giorno fa era stato nominato supervisore della nazionale Under 21 nonostante i magrissimi risultati ottenuti dopo la vittoria dell'Europeo. La grande fortuna di Roberto Mancini era stata che Gabriele Gravina pur di non perdere la sua poltrona dorata in campo alla Federazione lo aveva sponsorizzato e salvaguardato nonostante una mancata qualificazione ai mondiali. L'allora esonero di Mancini avrebbe comunque portato a ridiscutere la sua posizione e Gravina, quindi, ne è stato alla larga. Ad oggi la decisione di puntare su Roberto Mancini assume i contorni del disastro dal quale difficilmente si riuscirà a ricostruire in tempi stretti. Un castello fatto da incompetenza, presunzione, risultati miserrimi ed ad oggi anche tante bugie che si sta sgretolando sotto i piedi del suo ideatore. Gabriele Gravina a 24 ore di distanza non ha ancora parlato, forse perché non saprebbe nemmeno cosa dire e come giustificare l'addio del suo uomo fidato che lo ha lasciato in braghe di tela ad inizio della nuova stagione. Con una qualificazione all'Europeo da conquistare ed una difesa del titolo conquistato a Wembley da onorare Gravina ad oggi è un Presidente che non sa dirigere e comandare. Un silenzio assordante che dimostra le incapacità gestionali di un movimento che ha bisogno di riforme e di idee nuove e non di una gestione piatta e supina ai poteri forti come accaduto negli ultimi processi sportivi in cui la FIGC ha fatto spallucce non prendendo posizione. La fortuna di Gravina è che l'opinione pubblica, forse sopita dal periodo vacanziero, si è lasciata sfuggire l'occasione per chiedergli in maniera vibrante di alzarsi dalla poltrona presidenziale e prendersi un periodo di riposo che possa farlo rinsavire dalle oscenità che ha fatto subire a tutti gli italiani che amano il calcio e la maglia azzurra. Lo immaginiamo ora mettere mano all'agendina come Verdone per cercare di trovare il nuovo compagno di avventure per ferragosto. A dire il vero al momento può solo sperare che uno tra Spalletti e Conte accetti questa avventura prendendo una barca in tempesta per portarla in mari sicuri e navigabili. Qualora non dovesse riuscire in quella che in questo momento sembra essere un'impresa allora il fallimento si sarò materializzato in maniera totale e quasi irreversibile. Nel frattempo ci chiediamo quali siano state le ragioni che hanno portato Mancini a dimettersi nella speranza che non voglia calpestare anche lui la sua poca dignità sportiva in cambio di petrodollari. Se così dovesse essere avremmo assistito ad una pantomima durata un anno e mezzo, da quell'Italia - Macedonia, in cui sia Mancini che Gravina ci hanno raccontato solo bugie e hanno battagliato contro coloro che chiedevano un loro passo indietro. Alla fine ha ragione Socrate quando diceva "tutte le guerre vengono combattute per denaro".

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