EDITORIALE - Ciao Sergente, ti voglio bene... La tua Lazio!!!
Caro Sergio è arrivato il momento di dirci veramente addio. Da queste parti siamo abituati a dire "GRAZIE" all'uomo più che calciatore. Non basteranno i tuoi numeri per descrivere cosa è stato la nostra "storia d'amore". Otto anni e conditi da 341 presenze con la nostra aquila sul petto. Per 69 volte hai fatto esultare la nostra gente ed hai difeso i colori della Prima Squadra della Capitale per 26.763 minuti. Ti ringrazio perché in mezzo a tutto questo hai sempre avuto un comportamento corretto con la nostra gente che ha imparato ad apprezzarti oltre che per le meraviglie che abbiamo visto in campo anche per quanto ha sempre dimostrato fuori dal campo. Mai una parola fuori posto, mai un gesto sopra le righe e quella naturale tendenza a rimanere lontano dal gossip calcistico. Hai deciso di andare in Arabia e non te ne faccio una colpa. Ti sei stufato di attendere proposte da chi non lo ha mai voluto veramente e di chi non ha mai capito la tua grandezza. Forse in questi lunghi 8 anni tutti hanno avuto paura di quello che è stato il nostro legame che solo io e te sappiamo. Siamo sicuri che un pezzo di cuore lo lascerai con me a Roma e che il nostro popolo biancoceleste sarà quello che di più lo porterai dentro di te per sempre. Mi lasci con un ultimo regalo da 40 milioni quando fra un anno avresti potuto lasciarmi senza dover chiedere il permesso. Nella mia mente però rimarranno indelebili i ricordi di quanto sei stato importante per me anche se all'inizio per un attimo ci siamo persi di vista. La tua visita a Firenze il giorno prima di legarti a me non l'ho presa bene all'inizio, ma poi ho capito che è stato solo uno scherzo e non è un caso che proprio contro i viola hai segnato il primo gol con la mia maglia. Da li in poi non ti sei più fermato e di momenti belli ce ne sono stati tanti: la rete nel derby di Coppa Italia, la rete in Finale di Coppa Italia giocata da infortunato e poi ancora quei gol ad Inter e Juventus che per un attimo ci hanno fatto accarezzare il sogno dello Scudetto. Le ultime stagioni con Sarri ho scoperto poi che potevi ancora migliorare e ti ho visto cresciuto tanto che sei diventato uomo. Sei arrivato che eri un bambino ed ora vai via che sei diventato padre. Questo mi rende libera da cattivi pensieri perché penso a quante volte mi sono aggrappata a te nei momenti di paura e di difficoltà. Quante volte il mio animo si è rasserenato perché in campo c'era tu e mai ti ho visto indietreggiare per un metro. Mi piace pensare che lo hai fatto perché difendevi i miei colori e la mia amata Roma e che come diceva un altro della tua stessa pasta "con questa maglia addosso non avevi paura di niente". Non ti nascondo che io ora un ho un po' paura, perché senza di te mi sento meno protetta. Poi però penso che anche senza Giorgio, Beppe e Sandro e tanti tanti altri ho sempre avuto la mia gente che mi ha spinto. Vorrei darti un grande abbraccio, ma forse è meglio non vederci per un po' tanto io e te sappiamo che quello che c'è stato va oltre tutto e tutti.
Ciao Sergente, ti voglio bene... La tua Lazio!!!