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EDITORIALE - Una marea umana che in maniera orgogliosa e colma d'amore per i propri colori. Questa è quella che ieri sera ha dato vita ad una contestazione forte, spontanea e legittima nei confronti della gestione di quella che per loro non è semplice società, ma che è ragione di vita. Una contestazione che è diventata “ad personam” nei confronti di Claudio Lotito che ha unito i tifosi anche in maniera virtuale visto che striscioni di contestazione sono stati esposti in altre parti del mondo. L'aria che ieri si respirava tra le strade di Roma era carica di passione e testimoniava la voglia di un popolo di ritrovare quello di cui hanno il sacrosanto diritto ovvero quello di poter tornare a sognare. In tutti i campi ed a maggior ragione nello sport quello che determina la voglia di migliorare la propria condizione è l'ambizione che sembra mancare totalmente in Lotito. La contestazione diventa personale per via della fragilità della “struttura" che Lotito stesso non ha costruito in questa Lazio. Una società che si muove solo attraverso la sua persona e che non è operativa, diventa di converso pachidermica nella sua gestione e nelle possibilità di crescita. I laziali vorrebbero che la “Prima Squadra della Capitale” debba essere il pensiero primario di chi ne detiene la proprietà. Troppe cose Lotito ha anteposto alla Lazio e questo ha portato ad una mancanza di ambizioni che ha reso la sua Lazio piatta. 

Quella di ieri non è una semplice contestazione, ma un grido d'amore per chi vorrebbe una squadra più forte, per chi vorrebbe una società moderna e volta al futuro come in altre realtà è possibile vedere. Da questo punto di vista Lotito non può ignorare il sentimento delle persone che in questa squadra hanno investito anni della loro vita anche prima del suo arrivo. La Lazio è patrimonio dei tifosi che se la tramandano “Di Padre in figlio” e non è una semplice società da gestire e far fruttare. L'amore per la Lazio non ha avuto e mai avrà confini e nessun proprietario potrà mai fermare il vento con le mani.

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