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"Rifatte l'occhi stamo a giocà a pallone" era il 1977 quando Aldo Donati scriveva uno dei più bei inni della Lazio che ancora oggi fa cantare tutti i tifosi biancocelesti. Mai strofa fu più azzeccata per descrivere quello visto ieri sera allo Stadio Olimpico. Su tutti rimangono impresse le diapositive che riportano al gol partita di Zaccagni. Il decimo gol stagione dell'esterno biancoceleste è stato però impreziosito da un assist immaginifico di Luis Alberto che avrebbe fatto impallidire anche un genio come Leonardo Da Vinci. Un momento che andrebbe fermato nel tempo e tramandato ai posteri conservandolo in un museo. Questo però non è un lampo casuale, ma l'apice di una cavalcata trionfale fatta di impervie salite dovute alla forza di un avversario come la Juventus che ha calato a gara in corso tutti suoi carichi pesanti. Ci sono stati però momenti in cui la Lazio ha rasentato la perfezione soprattutto nei primi 70 minuti quando solo un'imperfezione su un calcio da fermo aveva riequilibrato una gara che fino a quel momento non c'era mai stata. La "Grande Bellezza" del "Sarrismo" di questa Lazio è stata confutata dall'atteggiamento della Juventus che timorosa delle geometria del tecnico toscano ha giocato una gara prettamente difensiva in cui il solo Di Maria ha messo in difficoltà la retroguardia biancoceleste. Tenere la Juventus ai minimi termini per oltre metà della gara è la testimonianza di una crescita esponenziale che sta avendo questa squadra. Un percorso fatto di cadute rovinose, soprattutto in Coppa, ma di grande carattere e cuore soprattutto nei momenti più difficili. I due derby vinti a ridosso dell'eliminazioni dall'Europa League e dalla Champions League sono la testimonianza che oltre alle idee e alla tattica alla base di tutto c'è un gruppo solido capitanato da un "Comandante" burbero ed a tratti scontroso. Quando si tratta però di giudicare i risultati del campo allora tutto cambia e quell'alone di scetticismo, che si ha per un modo di comunicare agli antipodi con le esigenze moderne, scompare improvvisamente per far posto al "gioco del calcio" alla massima espressione. Non è un caso allora che nella stessa stagione i ragazzi allenati da Sarri abbiano battuto due volte la Roma ed in sequenza Napoli, Juventus, Inter, Milan ed Atalanta. Tutte le migliori del campionato sono cadute sotto i colpi della squadra e forse Aldo Donati già nel 1977 sapeva tutto perché nello stesso inno continuava cantando "Lazio grande Lazio nata per dominà...". Adesso però non bisogna cadere in facili trionfalismi che sono spesso cornice delle vittorie di altre latitudini. L'obiettivo è puntato e ci sono tutti i presupposti per raggiungerlo nonostante qualche fischietto temerario che anche ieri sera ha provato a rendere ancora più difficile la vittoria. Questa euforia va trasformata in ulteriore voglia di superare tutte le difficoltà per poter cantare a fine stagione la parte finale dell'inno che fa "tu sei la mejo e nun ce vonno sta..".

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