Lazio, Sarri: "Dimissioni? La squadra aveva bisogno di una scossa. I laziali sono un popolo bellissimo, ma Lotito..." - VIDEO
Ai microfoni di Sportitalia è tornato a parlare l'ex tecnico della Lazio Maurizio Sarri che ha risposto alle domande del suo amico Alfredo Pedullà.
Sarri si riflette per ripartire?
Questo è il mio rifugio per tante cose di ogni giorni. Qui si riflette, si studia, si programma, cercando di avere l'umiltà di ripartire sempre da dove si è sbagliato qualcosa.
L'addio alla Lazio è stata una decisione giusta?
Ti rimangono sensazioni anche contraddittorie tra di loro. L'esperienza è stata bella a livello globale, abbiamo conquistato il miglior piazzamento dell'era Lotito. Resta la delusione per l'ultimo mese che non scalfisce quanto fatto negli ultimi tre anni. La decisione è stata giusta, la squadra aveva bisogno di una scossa forte che però ho avuto soltanto io. Avevo la sensazione di non riuscire a togliere i calciatori più esperti da una condizione di piattezza generale che portavano a partite tristi.
Difficilissimo ripetersi sui livelli del secondo posto…
Era difficilissimo ripetersi sui livelli del secondo posto. Il risultato è stata frutto di un'annata eccezionale, in cui hanno fallito squadre più forti di noi a livello di organico. Alla Lazio stavo bene, ero riconoscente a un gruppo di calciatori che aveva fatto una stagione di altissimo livello.
Avevi già pensato alle dimissioni?
Le dimissioni potevo darle dopo il secondo posto. Non posso rinnegare una scelta che ho fatto con il cuore e non con la testa. Ho lasciato un anno di contratto? Ci sono momenti in cui una scelta va fatta. Non lo so, le decisioni vanno giudicate per lo stato d'animo di quel momento. Alla Lazio stavo bene, mi sembrava di tradire andando via. Se mi parli a livello personale, forse era meglio. Ma non posso rinnegare una scelta che ho fatto col cuore, non con la testa. Non si può pensare che dietro ci siano situazioni particolari. Io stavo facendo grande fatica a risollevarli da certe situazioni negative che si ripercuotevano in campo. Riguardava i giocatori che erano lì da tanti anni. Non ho nessun dubbio sulla buona fede dei giocatori, a volte ci sono situazioni in cui la squadra si appiattisce mentalmente e serve una scossa. Quella scossa, che non stava arrivando, ho cercato di darla io. Stop.
Hai lasciato un anno di contratto cosa che non fa nessuno?
È anche giusto se prendi una decisione di quel tipo, devi farne le spese anche tu. Non lo fa nessuno? Diciamo in pochi, però secondo me ci sono momenti in cui la scelta va fatta.
Kamada?
Ha fatto fatica nei primi mesi, era un giocatori di buon livello e si vedeva negli allenamenti. Non avevo dubbi che il ragazzo venisse fuori, dal punto di vista qualitativo si vedeva già.
Morte della mamma
La morte di un genitore non ti serve, è solo un'esperienza dolorosa. A livello calcistico, ci sono momenti in cui è troppo facile dare la colpa a tutti. Con lo staff stiamo capendo dove abbiamo sbagliato. Le responsabilità non sono mai da una sola parte. Dobbiamo solo cercare quello che potevamo fare meglio e stiamo discutendo su questo.
Prossimo progetto arrapante?
Significa mettersi a sedere, dire subito “fermi tutti, questo è qualcosa di bello”. Arrapante nel senso di fortemente stimolante, qualcosa che ti dispiacerebbe lo facesse qualcun altro e che invece piacerebbe fare a te. Identikit? Mi piacerebbe fare un percorso, in una squadra abbastanza giovane, che avesse la possibilità di star insieme per un periodo medio-lungo e vedere dove si può arrivare. Il giocatore forte e giovane è più stimolante per un allenatore perché è più facilmente plasmabile. Una società che vuole crescere, che non ha fretta ma che ha le idee chiare sulla propria crescita.
La Fiorentina
Non mi propongo a nessuno. Non è che voglio venire a Firenze, non c'è stata nessun tipo di trattativa, né di approccio. La mia una battuta per stemperare le domande che mi fanno qui in zona.
Thiago Motta allenatore dell'anno?
La sua una bellissima stagione, la sua squadra giovane e bella. Marco Baroni è il secondo miracolo consecutivo, a livello mediatico ci sono allenatori di cui si parla molto, altri di cui si parla poco.
Che consiglio daresti a Thiago Motta?
Allenerà squadre di altissimo livello, deve cercare di rimanere quello che è in questo momento, senza piegarsi al nome della società in cui andrà a lavorare. È un ragazzo intelligente, sono sicuro che tirerà avanti le sue idee, le sue caratteristiche. Come hai fatto tu Ho trovato una squadra molto adatta al mio modo di pensare calcio, non c'è stato bisogno di snaturarsi né da parte mia né da parte dei ragazzi.
Se avessi fatto tu quello che ha fatto Allegri ti avrebbero dato l'ergastolo?
Non è stato mai perdonato niente, faccio parte di quei pochi che vengono dal basso e quando arrivano in alto ci sono tanti che gli ricordano di essere arrivati dal basso. Ho avuto spesso questo tipo di sensazione, non si può giudicare l'atteggiamento di un allenatore. Ieri sera ho letto una cosa che mi ha lasciato perplesso. Io ho solo detto che in un club in cui il motto è 'vincere è l'unica cosa che conta', forse c'è una certa insoddisfazione per aver vinto solo una Coppa Italia. Non è una critica, è una costatazione. Può essere anche che Allegri abbia fatto una buona stagione e che la squadra fosse costruita per non fare niente di più. Non ho risposto alla domanda? Non mi avrebbero trattato benissimo, ma tanto è inutile fare vittimismo.
Giuntoli-Thiago Motta da ciclo?
Allenatore forte, che ha idee, che fa crescere i giocatori. Cristiano è un fuoriclasse assoluto nel suo ruolo, determinato, tosto, bello nella gestione dello spogliatoio. È una coppia destinata a crescere, a fare benissimo. Riparte da una squadra forte. Dopo l'Inter era tecnicamente la più forte. Purtroppo ci sono delle stagioni di questo tipo, il down che puoi avere dopo lo scudetto è amplificato, a Napoli tutto è amplificato. Si è trovata in difficoltà e si è persa. Non si può pensare che questa squadra sia diventata scarsa, ci sono delle basi per costruire una squadra forte. Dipenderà dalla società, ha dimostrato in passato che nella scelta dell'allenatore ha fatto bene, questo dipenderà da loro.
Come riparte il Napoli secondo te?
Riparte da una squadra forte. Quest’anno dopo l’Inter, il Napoli era la squadra tecnicamente più forte. Ci sono delle stagioni di questo tipo, vinci un campionato a Napoli, il down che puoi avere dopo è amplificato. A Napoli tutto è amplificato, si è ritrovato in difficoltà e si è perso. Non è diventata scarsa, ci sono le basi per ricostruirla in modo forte.
Inter?
Ho seguito poco. Siamo in un'era in cui il calcio. Mi piace andare in quelle società in cui c'è un faccia come proprietario, altrimenti ti trovi in situazioni di questo tipo. Quella dell'Inter mi sembra una situazione particolare. Penso che bisognerà fare l'abitudine, il calcio sta diventando questo.
Simone Inzaghi?
Hanno fatto una stagione di grande livello. Stanno facendo molto bene, la squadra è forte. È un po' da ringiovanire, ma si stanno muovendo bene, l'Inter ha uno dei centrocampi più forti d'Europa. Se ripartirà con questi giocatori, ripartirà un passo avanti a tutti.
Allenatori?
A livello medio i nostri sono i più forti di tutti, leggermente superiori rispetto a quelli degli altri paesi. Questo non significa che dall'estero non possa arrivare un allenatore più forte.
Se fossi un presidente, sceglieresti un allenatore italiano?
Per mentalità, cercherei di avere nel gruppo squadra più italiani possibili. L'identità si forma più così che in altri modi. Però stai parlando di società che sono ormai multinazionali.
Europei, si può vincere?
Abbiamo una squadra di buon livello, da qui a vincere una manifestazione che è un torneo e non un campionato, ci possono essere mille fattori. Le nuove tendenze calcistiche su squadre che stanno insieme da venti giorni.
Cos’ha portato Spalletti?
Spalletti sta portando entusiasmo, freschezza tattica e mentale, senso d’appartenenza, sta lavorando molto in questo senso. Penso stia facendo bene.
Scamacca attaccante ideale?
Negli ultimi tre mesi ha dato ottime dimostrazioni, penso sarà sicuramente nella rosa dell’Europeo. Con la speranza che possa essere la sorpresa in positivo.
Il tuo 4-3-3 resta un riferimento per la prospettiva? In cosa è modificabile e perfezionabile questo modello?
Penso tattica e sistema c’entrino poco. Lo stile di gioco che conta, in questo momento si fa passare il calcio moderno un calcio ‘uomo contro uomo’ che si giocava negli anni ’70 con il Libero, senza grandi coperture. Si sta spacciando come calcio moderno ed europeo. Se guardi le semifinali, non è assolutamente vero che si gioca così. C’è da fare un distinguo tra i precursori e i seguaci. Quello di Gasp è molto raffinato, con una serie di scalature molto dettagliate, i seguaci adattano un ‘uomo contro uomo’ a tutto campo. Gasperini è un tecnico straordinario, gioca in modo molto differente dal mio, ma ha una bellissima modalità d’interpretazione. I seguaci che hanno estremizzato non mi piacciono. Si è innescato un modo di giocare eccessivo.
De Zerbi ha rinunciato un contratto di due anni per aspettare. C’è ancora qualcuno che aspetta rinunciando a un contratto oneroso.
Se gli devo consigliare una cosa, gli direi di rimanere in Premier. Io ho fatto quell’errore, se tornassi indietro non lo rifarei. Sarei rimasto al Chelsea, consapevole che probabilmente l’anno successivo non l’avrei finito. Se mi telefona, gli dico di restare là.
Questo Chelsea che spende così tanti soldi, quando lo ritroveresti mai?
Abrahamovic rallentò gli investimenti perché poteva entrare in Inghilterra solo con il visto. In quel Chelsea lì un tecnico non ha finito due anni.
Tu in Premier non ci sei tornato…
I momenti sono decisivi nelle scelte: uno torna a casa, si rende conto che ha bisogno di spurgare mentalmente, stare calmo per qualche mese; con una situazione familiare difficile, mia mamma stava male. Non sarei andato da nessuna parte.
Vogliamo ricordare questo Clinic che hai organizzato? Perché nasce, come nasce?
Nasce per dare una mano a una società del territorio in cui mio figlio è entrato per dare una mano e si è trovato presidente. Ha messo su un’iniziativa alla quale partecipiamo molto volentieri. E’ anche una bella iniziativa: 5-6-7 giugno, sarò presente in tutte e tre le giornate. La prima è dedicata soprattutto ai preparatori atletici, sarà un livello altissimo. Il primo intervento sarà di Tognaccini, che è un’istituzione del mestiere, poi parleranno Losi e Ranzato, i due preparatori del mio staff: uno di campo, l’altro specialista di forza e lavori individuali. Al dibattito parteciperò anche io per capire le evoluzioni di quel ruolo all’interno degli staff. Non è più un ruolo che può essere svolto senza essere in sinergia con l’allenatore. Poi sarà la volta dei preparatori atletici. Parteciperà anche Provedel, se non sarà in Nazionale. La componente allenatore deve far capire che ormai il ruolo deve essere allenato in relazione alle richieste dell’allenatore. Le parate sono tre-quattro a partita, i tocchi a partita sono 40. In base a quanto viene sollecitato il portiere, gli allenamenti prendono uno specifico indirizzo. Nell’ultimo giorno intervengo io e anche Alessio Dionisi, che tirerò in ballo anche per capire le differenze tra tecnici. Parleremo della preparazione della partita, da video al campo, gli allenamenti specifici. Insomma, una sequenza globale. L’argomento base è solo la base scatenante per la domanda e risposta.
Ti hanno scritto tanti tifosi della Lazio: vuoi dare un messaggio di saluto?
Sono stati una sorpresa in positivo, un popolo bello. Molto spesso in Italia abbiamo un’idea sbagliata del popolo laziale, sono etichettati. Sono un popolo bellissimo, allo stadio vedi i genitori con i figli, indirizzati subito da piccolissimi. Popolo bellissimo, sorprendente.
La festa dei 50 anni dal famoso scudetto ti ha colpito?
Sì, mi ha fatto dolore non esserci. La storia di Maestrelli è un imprinting da quando ero ragazzino. Questo condottiero con grande personalità. La festa l’avrei fatta molto volentieri.
Avremo novità prima del Clinic?
A livello diretto ho avuto contatti diretti solo con società straniere. Mi sto prendendo un po’ di tempo, è abbastanza normale. Se mi cerca un club straniero, devo mettermi lì e guardare dieci partite almeno. Ma non è sufficiente. E’ inutile farsi un pensiero generale, devo considerare il contesto. Occorrono 7-8 giorni per fare queste valutazioni. Valutazioni che richiedo a me stesso e al mio staff. Devono mandarmi una relazione indipendente da quello che penso io. L’Italia è sempre l’Italia: nella vita della persona ci sono priorità che vanno oltre il calcio; in questo momento ho responsabilità personali, vediamo.
Vuoi mandare un messaggio a Lotito?
Con Claudio sono stato bene, è un personaggio diverso da quello che appare pubblicamente. Mai un’interferenza tecnica, che è un grandissimo pregio. Ci sono stato bene. Sul piano degli investimenti avrei fatto cose decisamente diverse. Come dicevo sempre a tutti, la società è la sua, le scelte è anche giusto le faccia lui. Non ero d’accordo sulle azioni di quest’anno, ma sono stato bene.