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Dal ritiro della Nazionale danese ha parlato ai microfoni di Tipsbladet.dk l'attaccante della Lazio Gustav Isaksen che ha ripercorso anche i passaggi della sua avventura con la maglia biancoceleste.

Obiettivi

Naturalmente sogno di arrivare in fondo in tutte le competizioni, di fare molte partite e di diventare un titolare della nazionale. Questo è il mio sogno. Lavoro duramente per questo, ma mi godo anche ogni allenamento. È la cosa più bella da fare. Sia in campo che fuori, è fantastico. 

Lazio? 

Penso che stia andando bene. Mi sento a mio agio e sento molta fiducia da parte del mio allenatore. Abbiamo apportato alcune modifiche alla nostra squadra rispetto alla scorsa stagione e credo che stiamo andando bene. Siamo partiti con tante vittorie e stiamo giocando un calcio davvero divertente. 

Differenze dallo scorso anno?

Rispetto all'anno scorso mi sono cresciuti i peli sul petto e sono diventato anche un po' più forte fisicamente. Soprattutto dal punto di vista tattico, poi, ora mi muovo molto meglio, ho imparato a mettermi nelle posizioni giuste. Più si gioca, ovviamente, e più si acquisisce esperienza. Io arrivavo dal Midtjylland, che ha tifosi incredibili che stanno sempre vicino alla squadra, ma alla Lazio è stato un mondo completamente diverso. Si sente che per loro il club significa tutto. È quasi una questione di vita o di morte. Quando si vince una partita è una figata, ma quando si perde una partita l'atmosfera è davvero brutta. È la vita di tutti i giorni, ormai: per la maggior parte tutto dipende dai risultati e dalle nostre prestazioni.

Tudor? 

Voleva cedermi per far arrivare altri giocatori. È stata una situazione difficile perché era il mio sogno essere lì alla Lazio, era il club che avevo scelto. Lui mi ha detto che non ero adatto. È stato incredibilmente difficile e ovviamente ho iniziato a pensare quale fosse la cosa giusta da fare. Da un giorno all'altro però non c'era più e tutto è stato fantastico. È pazzesco quanto possa cambiare le cose l'addio di un allenatore del genere. Comunque ora sono felice. 

Baroni? 

Sono grato che sia arrivato un altro allenatore che riconosce le mie qualità. Se parlo italiano? In realtà lo faccio bene, ho fatto anche diverse interviste in italiano. L'ho imparato in fretta e un po' a fatica, ma mi trovo bene. Certo, all'inizio è stata dura, perché non capivo niente. Ora però sono felice: mi aiuta molto non sono in campo ma anche quando sono in giro. Incontro sempre qualcuno per strada che vuole parlare e conoscere la lingua rende il tutto più divertente.

 

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