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Ai microfoni di Eurosport è intervenuto Maurizio Sarri che per una volta ha potuto parlare della sua grande passione per il ciclismo. Il tecnico biancoceleste non ha mai nascosto l'amore per questo sport ed ha sverlato come riesce a far coesistere gli impegni con il club con questa sua passione.

PASSIONE

"La mia era una famiglia di ciclisti: babbo, nonno, zii. Era una famiglia in cui si mangiava pane e ciclismo, l’anomalia per me è stata il calcio, non il ciclismo".

LA SCELTA DEL CALCIO

"Secondo me ero un buon ciclista e un giocatore di calcio mediocre, ma avere alle spalle una famiglia di ciclisti mi pesava un po’, sentivo la responsabilità di dover vincere, anche se loro non mi hanno mai fatto pressione. Poi avevo tutti gli amici che giocavano a calcio e ho cominciato anche io, ma la grande passione per il ciclismo è rimasta.

SOPRANNOME E CARATTERISTICHE

"Qui nei paesi toscani ci si conosce per soprannome, Parapei era il soprannome di mio nonno e l’ho scritto anche davanti a casa in suo ricordo. Io ero Parapeino, perché ero il piccolo di casa, anzi Parapeino secco perché a un certo punto ho cominciato ad alzarmi, sono arrivato a un metro e 87, ma pesavo 69 kg. Caratteristiche? In salita facevo fatica, ero più un passista veloce, mi divertiva molto fare le discese. Oggi nel gruppo sarei un corridore da classica del Nord, non tanto da grandi giri. Un Van Aert? Magari, forse è un po’ troppo".

PRIMO RICORDO DEL CICLISMO

"Il mio primo ricordo del ciclismo è un Giro vinto da Gimondi all’ultima tappa su Anquetil, mi sembra. Anche se poi la passione vera, la fulminata, me l’ha data Francesco Moser. Quando giocavo a calcio, calcolavo le ammonizioni per farmi squalificare quando c’era la Parigi-Roubaix con lui. Moser lo seguivo con una passione enorme".

MOSER

"L’ho conosciuto in Versilia. Era una mattina, lui era ai primi anni di professionismo e stava recuperando dopo un’operazione alle tonsille mi sembra, io andavo in bici e lo vidi passare con la maglia della Filotex. Lo conoscevo perché l’avevo seguito già da dilettante, quando era alla “Bottegone”, mio padre mi diceva: “Guarda che lì hanno un ragazzo molto forte” e quindi andavamo a vedere alcune sue gare da dilettante qui in Valdarno". Dopo aver visto un video saluto di Moser il tecnioc biancoceleste si lascia andare.“Per me è una grande emozione pensare che lui abbia dedicato a me dieci minuti, lo ringrazio tanto per il tempo e per i regali che mi ha fatto. Lui per me è stato e sarà sempre un idolo, per Moser mi emoziono davvero”.

PANTANI

"L’illuminazione totale l’ho avuta con Marco Pantani, un fenomeno".

DIFFERENZE TRA CICLISMO DI IERI E DI OGGI

"Noi cominciamo ad avere un’età in cui si pensa che il passato sia sempre più bello. La differenza con gli altri sport, è che nel ciclismo c’è la strada, quindi la fatica e il sacrificio sono gli stessi di sempre. Credo che oggi siamo fortunati a vivere un periodo in cui ci sono 3-4 interpreti di grandissimo livello, spregiudicati, che rendono le corse spettacolari e non solo negli ultimi dieci km. Quello che vedo in questa generazione, l’ho visto in poche altre".

SARRI ALLENATORE E LE GARE

"Io le corse spesso me le riguardo la notte, perché la sfortuna è che aprile, che è il mese delle classiche, comincia a essere il mese decisivo per le stagioni calcistiche. Maggio non ne parliamo neanche. Quindi azzero telefonino, televisione e non guardo nulla. Poi alle nove, alle dieci, quando stacco definitivamente dal mio lavoro, mi rilasso e mi guardo tutta la tappa o tutta la corsa. Noi alla Lazio abbiamo una serie di fisioterapisti che sono grandi appassionati di ciclismo, quindi quando sono lì a lavorare, a fare massaggi, guardano anche le corse. Il giorno dell’ultimo Giro delle Fiandre, io ero a fare la doccia dopo la partita (Monza-Lazio ndr), loro sono mi sono venuti vicino, dove mi stavo lavando e allora gli ho detto: “Via tutti, non mi dite nulla, sennò vi do una testata sul setto nasale”.

L'IRA CONTRO LA STAMPA PER GANNA ED IL SUO RECORD DELL'ORA

"Non si può relegare in fondo alle pagine di giornale una prestazione di questo genere, lo trovai un insulto allo sport, nemmeno al ciclismo in particolare. Era un qualcosa da esaltare, poi magari noi abbiamo questo mito del record dell’ora perché siamo appassionati di ciclismo, ma mi sembra che sia stato un evento sottovalutato in modo enorme e disturbante".

DIFFERENZE TRA CALCIO E CICLISMO

"Penso nel ciclismo ci sia un’attenzione al particolare che nel calcio ancora non c’è. La differenza è che nel calcio si fa un gioco e nel ciclismo uno sport. Nel calcio può essere più importante l’abilità tecnica di una condizione fisica al top, mentre sulla bici se non stai al massimo a livello fisico, non c’è soluzione. Penso che nel ciclismo i ragazzi siano avanti anche a livello di cura di alimentazione, di reintegro. L’alimentazione è una nuova frontiera di miglioramento, questo lo sostengo da dieci anni e ora per fortuna siamo migliorati rispetto a quello che era negli anni ’70-’80, ma anche agli inizi del 2000. Poi anche la meccanica è un fattore, le bici che hanno ora i ragazzi sono fantastiche".

SARRISMO E LANDISMO

"Landismo e Sarrismo, lo dicevo a Luca Gregorio (collega di Magrini in telecronaca su Eurosport ndr), sono quelle filosofie bellissime, ma quasi sempre perdenti. Però, come mi scrisse Luca una sera, il bello è il viaggio e non tanto la meta. A noi piace la bellezza del cammino, poi se la meta è la vittoria ancora meglio, ma non è l’unica cosa che conta. Landa avrebbe le qualità per essere un corridore vincente, ma sai sono quelle evoluzioni che negli sportivi ci sono. Ho visto tanti calciatori che a 20 anni ti danno la sensazione di poter essere dei crack e invece poi cinque anni dopo sono rimasti gli stessi. Non so se è una mancata evoluzione di potenziale fisico o invece una mancata evoluzione mentale. Forse a Landa manca qualcosa, ma ha ragione Luca: Landa è molto bello da vedere".

I CICLISTI MODERNI

"Oggi quelli che preferisco sono Pogacar e poi Van Aert per quanto riguarda le corse di un giorno. Tutti dicono che il Giro sia stato brutto, per me è stato normale. Ci fossero stati Pogacar, Vingegaard, Van Aert, Van der Poel, allora veniva fuori più spettacolare. Ma anche se fosse rimasto dentro Remco, poteva diventare più divertente, perché la corsa s’è ristretta a due corridori che per caratteristiche non possono regalare grande spettacolo: Roglic ha la sparata, ma è uno che prova a 800 metri dall’arrivo. Mister G "Geraint Thomas" è un trattore, è uno che ha una potenza mostruosa, però non ha grandi cambi di ritmo, di velocità, per tirar fuori delle corse spettacolari. Le due squadre predominanti del Giro, Ineos e Jumbo, avevano interesse a mantenere un tipo di corsa che fino a 7-8 anni fa avremmo ritenuto normale. Oggi si esce magari con l’amaro in bocca, perché siamo abituati a più spettacolo. È stato comunque un buon Giro, ma sarebbe bello recuperare certi interpreti e convincerli a partecipare al Giro. Mi rendo conto che è difficile, perché la differenza col Tour, mi sembra quella che c’è tra la Serie A e la Premier. Loro hanno un potere economico e mediatico superiore. Speriamo si possa colmare".

CICLISMO IN ITALIA

"Questo è un periodo d’attesa, abbiamo corridori che possono far bene nelle corse di un giorno, forse manca quello che può dare visibilità al sistema, far appassionare i giovani a questo sport. Io personalmente essendo un amante di questo sport, che Pogacar sia sloveno o italiano m'importa poco, ma capisco che per il sistema sia importante avere un italiano che trascini un po’ tutti".

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