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Ai microfoni del Corriere della Sera ha parlato l'ex Direttore Sportivo della Lazio Igli Tare. Dalla fine della sua avventura in biancoceleste e del suo rapporto con Lotito fino alla difficoltà della squadra di Sarri in questa stagione questi i temi toccati dall'ex dirigente.

Cosa fa ora?

“Viaggio molto, studio, mi aggiorno, perché se non lo fai rischi di rimanere indietro e non capire più il mondo del calcio. Perché solo così puoi scoprire chi è migliore, chi sta avanti. L’Inghilterra con la Premier, ovvio. Ma anche la Germania. Oltre al Bayern Monaco, quello che ha fatto il Bayer Leverkusen è incredibile: un grande allenatore, Xabi Alonso, un club organizzatissimo, straordinarie infrastrutture”.

Il calcio italiano

“La scuola calcistica non si discute, il valore degli allenatori è un dato affermato in tutto il mondo. Ma a livello organizzativo qui siamo indietro anni luce. Mio figlio più piccolo ha 11 anni, gioca nella Lazio. Da genitore che lo accompagna ad allenamenti e partite capisco le difficoltà delle famiglie, i sacrifici. Una grande società di calcio deve lavorare su questo, creare un’organizzazione che faciliti l’impegno delle famiglie. Così puoi far nascere i campioni. Altrimenti rischi di perderne tantissimi. Per fortuna ci sono gli Europei del 2030. Ma non è solo la costruzione degli stadi. Servono le infrastrutture che fanno grande un club, a partire dal settore giovanile”.

Via dalla Lazio per colpa di Sarri?

“Assolutamente no. È stato scritto tanto su questo punto, ma non è così. Ho parlato con Lotito: dopo 18 anni era arrivato il momento di lasciarsi in modo civile senza strappi. Sarebbe stato imperdonabile per tutti. La Lazio è nel mio cuore. Ma avevo bisogno di guardarmi intorno, studiare, conoscere altre realtà.No. Lui è un'integralista che vuole fare le cose a modo suo, è la sua cifra, la sua caratteristica. Chi lo prende, però, lo sa, non lo può cambiare. Io non ci ho mai litigato, ma non è facile, ha un modo suo di concepire il calcio e il lavoro. Anche Lotito gli somiglia: un presidente dal carattere fortissimo. A volte ho fatto da parafulmine, fa parte del lavoro di un bravo dirigente, ma il mio matrimonio con la Lazio era arrivato al capolinea. Sarri non c’entra. Dopo tanti anni, senti la necessità di vedere altri mondo".

Difficoltà della Lazio

“Intanto è agli ottavi di Champions con un turno d’anticipo. E poi ci vuole pazienza con i nuovi acquisti. Devono inserirsi, non sempre avviene in una settimana. È mancata anche un po’ di brillantezza offensiva. Può capitare, ma la stagione è lunga e la Lazio può recuperare".

Costruire una grande squadra

"Devi studiare tanto, capire in quel determinato contesto cosa manca, dove puoi e devi migliorare. È un mosaico e tutte le tessere devono andare al posto giusto. E ci vuole anche la pazienza per aspettare qualche talento che non si inserisce subito. La lingua, le abitudini, un calcio diverso: arrivare in Italia non è facile per nessuno".

Tare e Lotito in tribuna allo Stadio Olimpico

Vincono sempre gli stessi però…

"Sì, ci sono loro e poi il Milan e il Napoli che è cresciuto molto. Merito di un grande allenatore come Luciano Spalletti che lo scorso anno ha valorizzato tutti i giocatori".

Napoli nuova destinazio?

"Non ho sentito nessuno, dunque la mia risposta è no. Poi nel calcio può accadere tutto in un attimo: guardate quello che è successo in Nazionale: Mancini che va via e arriva Spalletti. Il nostro è un mondo veloce in continua evoluzione. C’entrano le offerte economiche, ovvio, ma anche i progetti di un club. Aspetto l’offerta giusta".

Italia

“L’Italia è casa mia. Ho trascorso qui quasi la metà della mia vita. Ma non c’è solo la serie A, e mi tengo aggiornato. Davanti a un progetto interessante potrei lavorare anche all’estero. Dipende anche dai valori che ha un club”.

Inzaghi

“Lui era un predestinato: tutto il giorno a studiare calcio. Era normale che si migliorasse. Lo ha fatto con umiltà e impegno e ora è un tecnico completo. Se lo merita”.

Euro 2024 Italia - Albania

“Tre quarti Albania, un quarto Italia. Perché il legame di noi albanesi con il vostro Paese è fortissimo. Vedrete: quel giorno ci saranno 80mila persone a cantare l’Inno di Mameli, anche gli albanesi. È già successo a Genova nove anni fa. Ci lega un rapporto con l’Italia che è anche difficile da spiegare per quanto è profondo e radicato. Poi però, occhio: questa nostra Nazionale sta crescendo tantissimo e per l’Italia sarà una partita difficile. Ma Spalletti è bravo, lo sa bene. Non si farà sorprendere. Peccati di presunzione lui, non ne commette”.

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