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Ai microfoni di RadioSei è intervenuto Guido Paglia, direttore della comunicazione della Lazio ai tempi di Cragnotti. L'ex dirigente biancoceleste ha parlato della figura di Sven Goran Eriksson che è venuto a mancare nella giornata di ieri.

Ciò che è accaduto alla Lazio del primo scudetto lo sappiamo, ma dopo Sinisa possiamo dire che anche la Lazio del secondo sta vivendo una situazione antipatica.

Capello sulla panchina prima di Eriksson? 

Sondaggio discreto della Lazio, senza crederci  granché. Sven era già stato considerato. La trattativa l’ha gestita direttamente il presidente, nessuno sapeva niente dell’accordo, come accadeva sempre tra l’altro. Cragnotti era il finanziere che non concedeva la minima indiscrezione a nessuno, sua deformazione. Era abituato a fare affari e sapeva bene l’importanza delle tempistiche; anche degli acquisti non diceva nulla.

Primo approccio con Eriksson? 

Chiaramente anche Mancini si era espresso bene su di lui. La persona era talmente gradevole, sempre sorridente ed entusiasta, che il primo approccio fu di grande carica. Un momento di assoluta gioia, di entusiasmo: eravamo convinti fosse la persona giusta. Non si arrabbiava mai. Anche quando vincevamo, al massimo stringeva i pugni mentre noi ci abbracciavamo. Era super controllato.

Maestrelli? 

Sì, lo ricordava.

Rapporto con il calciomercato…

Per quanto riguarda il mercato, si confrontava inizialmente con Nello e con Mancio, poi il presidente decideva quale strada percorrere. Eriksson rispettava i ruoli e sapeva che veniva rispettavo il suo. Non amava chiedere. Non ci sono mai stati problemi  di nessun genere con lui, me lo ricordo sempre sorridente e felice. Lui era innamorato di Roma, questo ci stupì, e quando è andato via ha sempre detto che sarebbe tornato. Signori ebbe un problema fisico, non c’era contrasto con l’allenatore. Anche Beppe era uno di quelli che non creava mai problemi. Ricordo un problema alla schiena, una leggera ernia, per questo le strade con Signori si separarono.

eriksson con mancini ai tempi della Lazio

Addio alla Lazio…

La notizia dell’Inghilterra l’ha riferita direttamente Eriksson a Cragnotti. La compagna di allora influì, voleva andare a Londra. Eriksson amava talmente tanto Roma che se fosse dipeso soltanto da lui non si sarebbe mai mosso. Ad ogni modo, anche in questo caso non ci fu contrasto. Lui non era sicurissimo che fosse la scelta giusta quella di andare ad allenare la Nazionale, si vedeva più allenatore di club. Sentiva questa cosa come una sorta di peso, era gratificato ma a Roma stava benissimo. Tuttavia lo spiegò in maniera chiara e Cragnotti, da gran signore, ha compreso subito.

Nesso tra Eriksson e il fatto che buona parte dei campioni del 2000 oggi allena?

Direi di sì. Certo, era talmente straordinaria quella squadra che si sapeva che tutti avrebbero continuato col calcio. Hanno preso tanto da Eriksson. Il clima con lui era sereno: sorrisi e pacche sulle spalle. Poi anche Mancio, uomo di collegamento con lo spogliatoio, fece un grande lavoro. Spesso non si riusciva a capire come Eriksson riusciva a far convivere in allegria tutti questi giocatori così forti. Mancini succhiava l’esempio di Erikkson e iniziava a gestire il gruppo. Un gruppo di prime donne come quello poteva diventare un problema. Ora il calcio è cambiato. È cambiato tutto. Non si possono fare paragoni con Eriksson. Tutti si credono Gesù in terra, lui no. Con lui erano tutti amici, c’era l’allegria. Ogni giorno c’era da ridere e da scherzare. Anche dopo una sconfitta si ripartiva, non c’erano chiacchiere e polemiche. Infine, altra nota importante, all’epoca non c’era la faziosità dei media esasperata che c’è ora.

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