EDITORIALE - Kamada, da opportunità di mercato ad apripista del fallimento del nuovo progetto di Tudor?
EDITORIALE - La mancata permanenza di Daichi Kamada alla Lazio apre di nuovo nei tifosi biancocelesti vecchie ferite legate alla gestione del calciomercato che da quando è iniziata l'era Lotito ha regalato più cocenti delusioni che gioie. Quella del giapponese però può classificarsi come tra i primi posti della triste graduatoria visto anche il contorno che aveva accompagnato il suo arrivo in biancoceleste. Ci eravamo di fatto tutti piacevolmente sorpresi dell'arrivo dell'ex Eintracht Francoforte che da svincolato dopo un estate ad ascoltare diverse offerte aveva ceduto alla corte serrata della Lazio. La gioia del suo arrivo ha lasciato subito il passo alle perplessità di un contratto singolare di un anno con una clausola di rinnovo automatico solo a favore del calciatore. Una modalità che ha messo sin da subito la Lazio con le spalle al muro. Era arrivato poi il campo e quell'illusorio gol al Diego Armando Maradona che ci aveva illusi tutti. Da li in poi Kamada è sparito dai radar di Sarri, nonostante le opportunità concesse in Champions League. Le difficoltà d'inserimento che avevano già abituato la piazza ad un addio che sarebbe stato indolore. L'addio di Sarri e l'arrivo di Tudor però ha riacceso i fari sul nipponico che è stato messo al centro del progetto dal tecnico croato. Tanti minuti, buone prestazioni condite dal gol al Meazza che avevano portato Tudor a sbilanciarsi con i complimenti tanto da dichiarare “Ne vorrei 10 in campo…". Il suo rilancio era costato, però la titolarità a Guendouzi che da miglior acquisto dell'era Sarri era diventato un problema visto anche il rapporto con Tudor che aveva riaperto antichi dissapori iniziati ai tempi del Marsiglia. Si è arrivati, quindi, a fine stagione con la quasi certezza che la permanenza di Kamada avrebbe portato ad una cessione di Guendouzi. Le sirene della Premier che bussano alla porta del francese che avrebbe portato ad una plusvalenza tale da poter reinvestire parte del ricavato in altri reparti del campo. Ma come sempre più spesso accade dalle parti di Formello è arrivata la doccia fredda proprio ad un passo dal traguardo. Kamada saluta e si dirige verso il Crystal Palace a causa di problemi legati alla clausola rescissoria sinonimo del fatto che il giapponese da quando è arrivato alla Lazio ha sempre in mente una via d'uscita per lasciare Roma. La sua partenza tecnicamente non sarà grave perchè il mio ricordo più nitido è quel giocatore svagato e timoroso che ha giocato un derby anonimo in cui gli mancava solo la macchinetta fotografica al collo per farlo sembrare un turista piuttosto che un calciatore. L'interrogativo di chi vi scrive riguarda il senso che ha avuto sin dall'inizio mettere al centro del progetto un calciatore a scadenza per mettere nel dimenticatoio altri che sono stati acquistati spendendo tanti soldi e che hanno contratti più lunghi con la società. Per far giocare la controfigura innocua di un samurai sono stati lasciati in panchina a turno Rovella, Guendouzi e Cataldi. Ma quando è stato preso Tudor non gli sono stati minimamente spiegate le situazioni contrattuali a maggior ragione che nel suo interregno le partite che potevano avere un senso pienamente sportivo erano il derby e le due sfide con la Juventus in Coppa Italia. Gli unici due obiettivi sono stati falliti e Kamada andrà via contento di essersi messo in mostra per strappare un contratto più alto senza aver minimamente ripagato le aspettative. Errori di gestione palesi ed evidenti che fanno emergere un livello dilettantistico di chi tra i dirigenti della Lazio è preposto a gestire le risorse. Il Direttore Sportivo Fabiani ha perso, quindi, l'ennesimo braccio di ferro con un calciatore e dopo non essere riuscito a trattenere Sarri e con Luis Alberto con le valige pronte alla porta vede evaporare anche uno dei fiori all'occhiello del calcio di Igor Tudor. Sperando che nessuno tra lui e Lotito voglia dare la colpa a Kamada di quanto accaduto l'interrogativo più importante è quello legato alle conseguenze dell'addio del giapponese, nella speranza che non faccia da apripista al fallimento del progetto di Igor Tudor.