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Ai microfoni dei canali ufficiali della Lazio nel programma “Il primo pallone non si scorda mai” è stato intervistato il giovane gioiellino della Primavera Sana Fernandes che ha raccontato diversi aneddoti sulla sua avventura alla Lazio, ma anche della sua vita privata.

Primi calci al pallone

“La prima volta che ho toccato un pallone avevo più o meno sette anni e giocavo con i miei amici in Guinea, ed è lì che ho convinciamo. Sono nato in Guinea Bissau. Mi ricordo che quando ero bambino ho iniziato a giocare a calcio con i miei compagni di quartiere e mi piaceva molto. Bissau è un paese dell’Africa in cui ci sono molti talenti. Ricordo che alcuni miei compagni erano molto forti, inoltre il posto è decisamente molto bello”

Trasferimento in Portogallo

“Il calcio appartiene già alla mia famiglia: mio padre è stato calciatore in Portogallo e giocava nello Sporting. Non a caso sono nato in una famiglia di sportivi. Vedendo mio padre giocare gli dicevo che anche io avrei voluto essere un calciatore: l’ho voluto da sempre, la mia è una famiglia di sportivi con dei fratelli più grandi che sono a loro volta calciatori. Quando ero allo Sporting ho imparato molte cose: sono arrivato giovanissimo e sono andato via a più o meno diciassette anni. Mi hanno aiutato molto dal primo giorno, mi hanno accolto molto bene”.

Arrivo alla Lazio

“Il mio arrivo alla Lazio? Fernando Couto, un grande giocatore qui, ha avuto un ruolo molto importate. Mi ha sempre parlato molto bene del club. Una società con una grande storia in Italia, e questo ha fortemente influenzato la scelta”.

Ambientamento a Roma

“Con l’aiuto di Pastorello, che ha sempre avuto un ottimo rapporto con la Lazio, siamo venuti con mio papà a Roma. Erano tutti convinti che la Lazio sarebbe stata la scelta migliore per me e per la mia crescita, e che il mio calcio si sposava bene con quello italiano. Per questo hanno scelto la Lazio, ne sono molto felice. Ho imparato molte cose da quando sono arrivato in Italia, principalmente la lingua. È difficile, è una cosa in cui i miei compagni e lo staff mi hanno aiutato. Oggi mi sento più tranquillo da questo punto di vista. Siamo un buon gruppo, mi hanno aiutato da quando sono arrivato come in una famiglia. E quando c’è un gruppo così è tutto molto più semplice”.

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Chi ti è stato vicino?

“Felipe Anderson, Marcos Antonio che è andato in prestito e Maximiano che è stato ceduto mi hanno aiutato tanto perché parlavano anche loro portoghese. Felipe è una persona molto buona, dal primo giorno in cui sono arrivato mi ha sempre aiutato chiedendomi se avessi bisogno di qualsiasi cosa, anche di parlare. È stata una persona molto importante, anche in prima squadra mi dava sempre consigli su quello che dovevo fare e sulla mia posizione in campo. Nelle prime partite, da piccolo, giocavo con spensieratezza e col tempo le mie qualità sono emerse”.

Idoli

“Modelli? Ho visto e ammirato Neymar, ma il mio idolo è e resta Vinicius. Mi avvicino molto alle sue caratteristiche, anche io amo l’uno contro l’uno. La prima volta che lo vidi giocare era nel Flamengo, mi è piaciuto subito. Abbiamo caratteristiche simili: velocità, uno contro uno e nessuna paura di fare la giocata, come piace a me”.

Leao

“Un giorno ho letto la notizia in cui venivo considerato il nuovo Leao, ne ero fiero. Mi piace molto Leao. È un giocatore anche lui con caratteristiche molto simili alle mie, la notizia mi rese molto felice e mi fece capire che sto lavorando bene. Quando ero piccolo ho giocato tanto, senza un ruolo ben definito. Ero diverso dai compagni e gli allenatori apprezzavano la mia velocità nell’uno contro uno. Pensavano che avrei dovuto giocare esterno e col tempo questo ruolo mi è iniziato a piacere. Era lo stesso dei miei idoli, quindi ho iniziato a giocarci”.

La Lazio

“Vestire la maglia della Lazio è molto importante qui in Italia e per me è un onore indossarla. Il mio sogno è arrivare in prima squadra e un giorno, perché no, vincere il campionato con la Lazio. Sì, sono qui per realizzare il mio sogno. Per questo sono qui, a disposizione del club, sempre a lavorare e a dare il massimo sempre e comunque”.

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