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Arrivano dalle pagine del Messaggero le parole di Pedro che ha rilasciato una lunga intervista in cui ha parlato della stagione in corso della Lazio e dei suoi programmi presenti e futuri con la Lazio.

La forma ritrovata

Vi assicuro che non sono un alieno, vengo da Santa Cruz di Tenerife (ride, ndr). Sudare ogni giorno è umano, avere la mentalità giusta mi mette il turbo. Io mi diverto ancora a stare con i compagni, a sentire i tifosi che urlano il mio nome ai gol.

L'importanza di Baroni nella rinascita

Baroni mi ha rianimato. Si è rapportato come se fossi un uomo in più del suo staff tecnico, mi chiede consigli su come aiutare il gruppo. Questa responsabilità mi fa rendere di più. So che devo dare più degli altri, così riesco a superare limiti biologici che non avrei immaginato. I risultati positivi poi stanno contribuendo a un mood fantastico. Non solo io, il Taty sta facendo gol, Zaccagni uno scatto in più. Ci contagiamo l’uno con l’altro. Io gli avevo fatto presente come fossi in scadenza di contratto e che questo poteva essere l’ultimo anno. E lui, dopo avermi osservato per tutti gli allenamenti in ritiro, aveva voluto farmi un regalo
con il suo pensiero: “I più giovani devono guardarti, imitarti e correre forte quanto te, prima che tu smetta.

Peso dell'età

L’età è un fattore importante in questo calcio moderno e fisico, ma in questo momento la testa e il fisico co mi girano a mille. Riesco a fare recuperi come a Monza su Maldini, a sfrecciare al 92′ per segnare al Porto e ballare sotto la Nord. A inizio stagione avrei preferito giocare dietro la punta per fare la pressione alta e non dover tornare indietro. Adesso sento di poter far tutto ed essere sempre decisivo.

Rientro in Nazionale?

Non esageriamo, la Spagna ha un livello mostruoso. Io ho già conquistato un mondiale, il massimo, ora loro devono vincerne un altro.

Cosa manca a questa Lazio?

Trovare la continuità nei big match. I veri esami arriveranno con Napoli, Inter, Atalanta e le altre big sino al derby del 5 gennaio. Poi vincere un trofeo, come la Dea, darebbe un futuro diverso alla Lazio.

Posto da dirigente?

Non ho ricevuto una proposta, qualche volta ne abbiamo parlato con il ds Fabiani perché dice che sono e posso ancora essere un esempio per i giovani. Mi piacerebbe e sarebbe bellissimo un ruolo all’interno della Lazio, anche come allenatore fra qualche anno. Ma io ho una situazione familiare complicata, ho i figli in Spagna, anche se sto benissimo a Roma e in una società con valori e gente straordinaria. Mai dire mai comunque. In questo momento non voglio pensarci perché non ho intenzione di smettere a fine anno.

Rinnovo con la Lazio?

No, vedremo più avanti con Lotito, ci siederemo a un tavolo.

L'addio alla Roma?

Non voglio raccontare vicissitudini di cui ho già detto sulla Roma e Mourinho. Sono il passato, anzi hanno preso la miglior decisione all’epoca e li ringrazio di avermi ceduto alla prima squadra della Capitale ovvero la Lazio. Io volevo continuare in Serie A, dove c’è tanta concorrenza, e sono stato accontentato.

Derby di Roma?

È sempre una sfida complicata. Ormai anche io vivo l’emozione e la passione dell’evento. Sento tanto la partita, e diventa più difficile, anche se ho già segnato. La data è lontana, prima battiamo le altre.

Vincere un trofeo con la Lazio?

Il mio sogno è vincere un trofeo qui prima di smettere, sarei l’uomo più felice del mondo. Siamo una delle squadre che ambiscono all’Europa League, siamo primi e possiamo vincerla. La nuova formula può agevolarci, senza retrocessioni dalla Champions, per entrare fra le prime otto. Poi ci saranno le doppie sfide e comunque squadre fortissime come United, Tottenham. Adesso sarà tosta in casa dell’Ajax, il percorso è lungo, ma dobbiamo provarci.

Cosa sei disposto a fare?

Sono pronto a tuffarmi dentro la Fontana di Trevi, se mi danno il permesso e non mi arrestano (ride, ndr).

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